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06/12/2017Internet e le maiuscole
“Mi da il suo indirizzo e-mail per favore?”
“Si, certo: tuzzibanchi punto nicola chiocciola gmail punto com, tuzzibanchi e nicola in maiuscolo”
“Ah grazie. Le maiuscole dove?”
Se ne sentono di tutti i colori sull’utilizzo delle maiuscole in InternetG. Siamo al livello di “aglio fravaglio fattura ca nun quaglia, corna e bicorna, cap’alice capa d’aglio”, una specie di mantra partenopeo contro il malocchio.
InternetW è una rete di computerW,come quella di un ufficio. Quindi dei computer interconnessi, identificabili e raggiungibili singolarmente. Alcuni di questi computer mettono a disposizione degli altri le proprie risorse, come ad esempio dischi, stampanti, applicazioni, funzionalità (che in internet si chiamano servizi). Ad esempio, quando si apre un sitoW webW in realtà si legge la cartella di un disco e quando si legge un messaggio e-mailW si sta aprendo un file di testo in una cartella. Tutto *in pratica* è riconducibile al contenuto di dischi di computer collegati ad internet.
Ci sono reti e servizi distribuiti (WAN, Wide Area NetworkW) che per rendere possibile la comunicazione devono rispettare degli standard accettati da tutti e delle reti e servizi locali (LAN, Local Area NetworkW), che invece possono utilizzare delle regole particolari, limitate al gruppo cui appertengono. Per semplificare si può parlare di servizi globali e di servizi locali.
Nelle reti di utilizzo globale, il gruppo che si occupa di definire le regole e coordinarle si chiama IETFW (Internet Engineering Task ForceW) che organizza e coordina tutte le specifiche in documenti RFCW (Request for CommentsW). L'elenco delle RFCW esistenti è davvero impressionante. Vediamo nello specifico cosa le RFC indicano riguardo alle maiuscole ed alle minuscole.
Affrontando il web si ha a che fare principalmente con nomi di siti (es: www.chiappori.com) e con indirizzi di posta elettronica (es: info@chiappori.com). Meno spesso si dovrebbe voler digitare un indirizzo completo (es: https://www.chiappori.com/utenti/miofile.html).
È pratica diffusa utilizzare il motore di ricerca Google come pagina iniziale del proprio browser e digitare nella riga di ricerca. Sebbene questo semplifichi la vita, si deve tener conto che stiamo comunicando a Google tutto quello che stiamo facendo: non solo i caratteric he scriviamo ma anche la nostra attività, i nostri dedideri, le nostre tendenze politiche e commerciali (anche sessuali), i nostri interessi, i nostri hobby. Questo non è bene.
Al di là dell’utilizzo per scopi commerciali (Google vende a caro prezzo le informazioni sui consumi e le tendenze che ci riguardano), le informazioni che forniamo con leggerezza potrebbero essere utilizzate anche contro di noi, ad esempio per discriminarci; gli eventi recenti della storia americana sono illuminanti: una visita in un paese non gradito potrebbe complicare (addirittura farci negare) il rilascio di un visto. Ma potremmo anche essere discriminati per le nostre tendenze politiche o religiose o semplicemente alimentari. Insomma dovremmo utilizzare Google solo senza essere loggati al servizio ed in modo molto mirato. Quindi se conosciamo un indirizzo dovremmo scriverlo nella barra degli indirizzi (in alto nel browser) senza darlo ogni volta in pasto a Google.
Se vi interessa cosa sa Google di voi basta seguire questo link, che corrisponde al servizio MyActivity che Google ha inseririto per comunicare agli utenti cosa viene memorizzato del loro profilo. L’elenco dei dati che, spesso incosciamente, forniamo a Google è visibile a questo link, che corrisponde al servizio TakeOut, nato per consentirci un backup dei dati che Google possiede: sono anche magnanimi. In particolar modo gli utilizzatori di AndroidW (realizzato da Google) spesso non hanno idea di cosa stiano condividendo: documenti, indirizzi, posizioni sulla mappa, fotografie, email, messaggi, attività internet… Tutto quello che facciamo, dove andiamo, con chi parliamo, che cosa comunichiamo, è memorizzato, monitorato ed analizzato da Google.
Il nome dei domini viene gestito da un servizio chiamato DNSW (Domain Naming SystemW). Tutti i computer collegati ad internet sono identificati univocamente da un indirizzo numerico: l'IPW (Internet Protocol). Nel caso di computer che devono essere raggiungibili, i cosiddetti server di rete che ospitano i siti web e/o altri servizi condivisi, è stato deciso di utilizzare dei nomi per semplificare le cose: il DNS è un database distribuitoW in cui ad un IP corrisponde un nome. Le regole per i nomi a dominioW vennero stabilite nel 1983 con la RFC 882, poi sostituita nel 1987 dalle RFC 1034 e RFC 1035.
In queste RFC c’è scritto che nei nomi di domini le maiuscole non sono usate e scrivere maiuscolo o minuscolo è la stessa cosa. Il motivo è facilmente comprensibile: pensate cosa potrebbe succedere se www.UnicreditBanca.it facesse riferimento ad un sito diverso da www.unicreditbanca.it.
Per gli indirizzi di posta elettronicaW si fa riferimento ad un servizio, chiamato SMTPW (Simple Mail Transfer Protocol), che nasce nel 1982 (NDA: l’SMTP è nato un anno prima del DNS) con la RFC 821, poi sostituita dalla RFC 5321 nel 2008. Un indirizzo email è composto da due parti: il nome della casella di posta (appartenente al servizio SMTP locale) ed il dominio di appartenenza (gestito dal DNS): il nome è alla sinistra della @ ed il dominio alla destra. Nella RFC c’è scritto questo:
The local-part of a mailbox MUST BE treated as case sensitive. Therefore, SMTP implementations MUST take care to preserve the case of mailbox local-parts. In particular, for some hosts, the user “smith” is different from the user “Smith”. However, exploiting the case sensitivity of mailbox local-parts impedes interoperability and is discouraged. Mailbox domains follow normal DNS rules and are hence not case sensitive.
TRAD: La parte locale di una mailbox DEVE ESSERE trattata come sensibile alle maiuscole. Pertanto, le implementazioni SMTP DEVONO avere cura di preservare le maiuscole delle parti locali della casella di posta elettronica. In particolare, per alcuni host, l’utente “smith” è diverso dall’utente “Smith”. Tuttavia, lo sfruttamento della sensibilità alle maiuscole delle parti locali delle caselle di posta ostacola l’interoperabilità ed è scoraggiato. I domini Mailbox seguono le normali regole DNS e non sono quindi mai sensibili alle maiuscola.
Quindi si distingue quindi tra nome della casella e dominio. Il nome della casella è sensibile alle maiuscole/minuscole mentre per il dominio non c’è distinzione tra maiuscole e minuscole, dovendo rispettare la RFC 1035.
Eccezioni e server di posta per uso generale (Google Mail, Yahoo, HotMail, ecc)
I grandi servizi di posta elettronica come GMail, Yahoo, Hotmail non fanno distinzione tra maiuscole e minuscole neanche nella parte precedente alla @ dell’indirizzo perché, come indicato nella RFC, la distinzione delle maiuscole è scoraggiata. E nel caso di Google (e tutti i più grandi) anche i punti nel nome non vengono considerati: tuzzi.banchi@gmail.com è la stessa cosa di TuZZibanchi@GMail.COM, Peraltro sarebbe pricoloso se un indirizzo come bancopopolare@gmail.com non fosse la stessa cosa di Banco.Popolare@gmail.com. Ed anche solo per un nome e cognome potrebbero verificarsi invii alla persona sbagliata; e nel caso di siti istituzionali (INPS, Ministeri vari, ecc.) si potrebbero facilmente inserire persone senza scrupoli a truffare i poco attenti.